presenta: 

 

PROLOGO

 

Mosca, Capitale della Federazione Russa, alcuni anni fa.

 

E così è accaduto davvero. Yuri Sergeievitch Stalyenko è costretto ad accettarlo, almeno per ora, ma non significa che gli piaccia. L’Unione Sovietica non esiste più: il sistema su cui si reggeva  è crollato sotto il suo stesso peso burocratico, politico ed economico. La Russia è il più grande e più forte degli stati nati dalla sua disgregazione. Si illude  ancora di essere ancora una superpotenza, ma la verità è che ora è una nazione che non ha più nemmeno cibo a sufficienza per i propri cittadini.
Stalyenko è stato abile nel dissimulare le proprie convinzioni e mettersi dalla parte dei vincitori, è sempre stato bravo in questo, tanto da aver conservato il suo vecchio posto nella G.R.U. della nuova Russia. Sa che molti non si fidano di lui, ma non gli importa: non è la fiducia che cerca. Sa di essere indispensabile, perché è troppo bravo nel suo lavoro ed è ciò che conta adesso. Naturalmente ha aderito segretamente al Progetto Remont, anzi può considerarsene a buon diritto uno dei padri fondatori, ma è consapevole che è un progetto a lungo termine, se mai avrà successo.
Per accelerare le cose deve trovare la misteriosa superarma del compagno Stalin e deve farlo al più presto. Finora è certo solo di una cosa: che si trova da qualche parte in Siberia. Ma la Siberia è una regione immensa, non può condurre delle ricerche approfondite senza sollevare domande imbarazzanti e destare sospetti. Troverà però un modo, anche se questo significherà sporcare la sua anima: la sua patria merita questo e altro.

Adesso, però, è il momento di pensare ad altro. Nonostante i suoi progetti personali, ha anche un lavoro da fare e non è detto che non possa volgere anche questa faccenda a proprio vantaggio. Stalyenko si concede un sorriso: chissà che ne penseresti, mia cara Natalia Alianovna, si chiede gettando lo sguardo  sul fascicolo che ha davanti. Sulla copertina campeggia una scritta: PROGETTO VEDOVA NERA.

 

 

 

 

GUERRA E PACE

(PARTE TERZA)

Di 

 Fabio “un giorno recupero Omega lo Sconosciuto” Volino & Carlo “io no”Monni

 

Un aereo in volo per la Siberia.


Tra pochi minuti questo velivolo atterrerà ed il pilota non ne vede l'ora: sin da quando è partito, avverte una strana presenza all’interno del suo aereo, che pure è stato ispezionato attentamente senza che fosse trovato nulla. Se insiste troppo lo prenderanno per paranoico, ci vuole proprio un bel goccio di vodka adesso ed una volta arrivato magari un paio di bottiglie, giusto per stare caldi.

Intanto, nascosto nel vano bagagli, Tigre Siberiana attende pazientemente.


Mosca, Palazzo della Lubyanka, Quartier Generale del F.S.B.


Non ha avuto problemi ad entrare, sembrava proprio che fosse atteso e lui sa che è così. Dimitri Bukharin ha esitato a lungo prima di decidersi, ma alla fine non è che avesse molta scelta, vero? Non se gli rimane ancora una coscienza: un lusso, sospetta, che uomini come Alexei Vazhin sono costretti a non concedersi da tempo.
Finalmente è davanti all’armatura della Dinamo Cremisi. Dopo l’arresto di Valentin Shatalov è stata portata in questa specie di magazzino delle cose perdute. Osservandola Dimitri ripensa a coloro che l’hanno preceduto come portatori di quell’armatura. Era stato il suo creatore, il professor Anton Vanko, il primo ad indossarla[1] ed aveva dato la sua vita per fermare l’uomo che gliela rubò, la spia Boris Turgenev, che morì a sua volta.[2] Poi fu la volta di Alexei Nevsky, o Alex Niven, come si faceva chiamare negli Stati Uniti, il brillante assistente di Vanko, che ridisegnò l’armatura migliorandone anche l’armamento e cercò di usarla in una vendetta contro Iron Man,  per poi essere costretto a scappare in Oriente.[3]
Quando gli hanno consegnato l’armatura gli hanno detto che Nevsky è morto e Dimitri non ha chiesto dove, come o quando. Non gli importava: lui era un soldato e non faceva domande di cui non aveva bisogno di sapere la risposta, così come non ha davvero obiettato quando Shatalov gliel’ha tolta. Ora Vazhin vorrebbe che lui la riprendesse, ma può farlo? Ne è ancora capace? Dimitri ripensa alle parole di Shatalov: se lui rifiuta a chi la daranno stavolta? Ad un altro pazzo megalomane o psicopatico? Ne sarebbero capaci. Eppure… ripensa ancora alle sensazioni provate quando la sua carne si è fusa con l’armatura di Airstrike, il senso di oppressione, di claustrofobia, di terrore. È capace di superare le sue fobie per sé stesso, per il suo paese e soprattutto per aiutare i suoi amici? C’è un solo modo per saperlo. La teca si apre facilmente ed indossare l’armatura è ancora più facile: è come se fosse una parte di sé, una parte che non può disconoscere, non più. Ora e probabilmente per molto tempo ancora è di nuovo la Dinamo Cremisi.


Da qualche parte nella Siberia occidentale.


Si fanno chiamare i Bogatyri, un nome quasi poetico che significa i Valenti Campioni dei Tempi Andati ed è, in più di un senso, esattamente questo che sono. Il loro capo si fa chiamare Dottor Volkh, ma il suo vero nome è Vladimir Orekhov, uno dei migliori scienziati della vecchia Unione Sovietica, fin quando un incidente con i raggi cosmici gli fece acquisire poteri comparabili a quelli del leader dei Fantastici Quattro, Mr. Fantastic.
Mikula Gobulev è invece un potente telecineta ed un discreto telepate. Svyatagor è in realtà Sasha Pokryshkin, rimasto gravemente ferito a causa delle radiazioni fuoriuscite nel corso di un incidente nucleare, per questo deve costantemente indossare un apparato di supporto vitale, ma ha anche guadagnato una forza superumana che rivaleggia con quella della Cosa o forse addirittura con Hulk. L’ultima del gruppo è Marya Meshkova, una giovane geologa a cui un frammento di meteorite trovato in Siberia, residuo della misteriosa esplosione di Tunguska del 1908, ha donato il potere di volare e di emettere raggi di luce e calore di grande potenza. Si fa chiamare Zvezda Dennista, un nome che in russo significa Stella del Mattino.
Il motivo per cui Volkh li ha riuniti è ambizioso e secondo molti anche folle: restaurare l’Unione Sovietica alla sua gloria di un tempo. Il fatto che questo implichi il rovesciamento di 15 governi di altrettante repubbliche indipendenti andando contro i voleri dei popoli (o almeno di alcuni di essi) e governi che le costituiscono non turba affatto il Dottor Volkh, che è deciso a tutto pur di far avverare il suo sogno. A modo suo Volkh è un idealista: pensa realmente di combattere per il bene comune e non capisce quanto sia distaccato dalla realtà ed i suoi compagni Bogatyri lo seguono ciecamente, chi per sincera devozione, chi perché non saprebbe cos’altro fare.  Recentemente i Bogatyri hanno unito le loro forze con quelle del cosiddetto Progetto Remont, una cospirazione che ha i loro stessi fini e di cui il Colonnello Generale Yuri Stalyenko si è rivelato essere uno dei capi, ed è chiaro perché si trovano qui: vogliono bloccare la Guardia d’Inverno perché, come abbiamo detto, si considerano...

“…gli ultimi campioni della gloriosa Unione Sovietica, quella patria che coloro che servite hanno ignobilmente tradito… ed è per questo che morirete”.

“Svegliati, Volkh!” replica il Guardiano d’Acciaio “Quella patria di cui parli è morta per sempre e non resusciterà solo perché tu lo vuoi”.

“Taci, Guardiano, non accetto lezioni da te e dai traditori che ti accompagnano. Attaccateli, amici miei, e se non si arrendono uccideteli senza pietà!”.

E mentre Volkh dice così, i Bogatyri si scagliano contro i loro avversari.

 

Una prigione militare non lontano da Mosca.

La ragazza è nervosa e si vede. È la prima volta che mette piede in una prigione in fondo. È qui per parlare con un uomo di cui solo di recente ha scoperto la vera identità e che sente il bisogno di rivedere. L’uomo, al contrario, mostra la stessa impassibilità che è stato il suo marchio di fabbrica sin da quando ha cominciato quella rapida scalata che l’ha portato ad essere il più giovane generale a tre stelle dell’Esercito Russo. Il suo vero nome è Valentin Shatalov, ma la ragazza di nome Anastasia Borozova lo ha conosciuto come Igor Vanko, un uomo di cui si era innamorata. Peccato che Igor Vanko fosse solo una personalità fittizia che doveva nascondere i veri intenti di un uomo mosso da spietata ambizione e sete di potere. Guardandolo, Anastasia si chiede se davvero quest’uomo, che a quanto ha saputo ha sulla sua coscienza più di un delitto e le cui mani si sono sporcate di sangue innocente, sia lo stesso uomo buono e gentile che per un po’ di tempo ha lavorato nel negozio di suo padre.

“Cosa ci fai qui, Anastasia Vassilievna?” le chiede con voce fredda.

“Igor Antonovich… sei davvero tu?” dice  lei “Sei così diverso adesso”.

“Quello che vedi è come sono veramente, Anastasia Vassilievna. Igor Antonovich Vanko era solo una finzione”.

“Una finzione? Quando lavoravi con mio padre ed eri gentile con me, le parole che mi dicevi… era tutta una finzione? Non posso crederlo”.

“Eppure è così. In quei giorni mi stavo nascondendo ed un ricercato non può permettersi di andare troppo per il sottile”.

“Io... pensavo… speravo che…”.

“Che io potessi innamorarmi di te? Andiamo, Anastasia Vassilievna, quando ero all’apice del mio potere potevo avere le più belle donne di Russia senza problemi, credevi davvero che avrei potuto avere occhi per l’ingenua figlia di un bottegaio?”.

“Tu… sei davvero il mostro senza cuore che dicono. Io non so più perché sono venuta qui”.

“Puoi andartene allora. Non prendertela troppo, però: magari avrai maggior fortuna col prossimo commesso e chissà che non abbiate una bella nidiata di marmocchi alla fine”.

Anastasia non l’ascolta più: si precipita piangendo fuori dalla cella e Valentin Shatalov resta solo, almeno sino all’ingresso di Alexei Sergeievitch Vazhin, capo del F.S.B., e di una giovane  donna con la divisa dell’Esercito Russo.

“Immagino tu ti sia divertita, Yelena” le si rivolge Shatalov “Non è per questo che l’hai portata qui?”.

Il tenente colonnello Yelena Brement del G.R.U. sogghigna mentre risponde:“Credi davvero, mio caro Valentin, che sarei così meschina da far questo ad un uomo che diceva di amarmi, ma che mi considerava solo il suo giocattolo?”.

“Visto che me lo chiedi, Yelena, si, lo credo”.

“Basta! Non voglio stupidi battibecchi” interviene Vazhin  “Ti sei comportato bene, Valentin Vladimirovitch, hai agito nel modo giusto. Rompere i ponti col passato, anche se può far male, è il modo migliore per affrontare il tuo futuro, lo sai”.

Valentin annuisce e per un attimo si lascia sommergere dal rimpianto di quello che poteva essere se lui fosse stato veramente Igor Vanko, ma l’attimo passa fin troppo presto; lui non è Igor Vanko, non lo è mai stato e non lo sarà mai, è Valentin Shatalov e pagherà il prezzo per i suoi errori.

 

Siberia Occidentale.

 

Lo scontro divampa tra la Guardia d’Inverno ed i Bogatyri. Grazie ai suoi poteri Mikula solleva in aria Vostok e lo spedisce lontano prima che l’androide possa fare qualcosa; nel frattempo Svyatagor si scontra con Ursa Major. Ben presto Mikhail Ursus si rende conto che il suo avversario può essere troppo forte per lui, ma non molla la presa, tentando di stringerlo in una sorta di morsa, tuttavia sente la pressione farsi sempre più insopportabile.

Zvezda Dennista scaglia raggi di calore contro gli avversari, tuttavia Vanguard è rapido nel bloccarli usando le sue bacchette speciali e glieli rimanda contro, ma la ragazza riesce ad evitarli con destrezza.

“Vedo che hai abbandonato la falce ed il martello” commenta “Ti vergogni del tuo passato, dunque?”.

“È il passato ed io devo guardare al futuro” replica Vanguard “E poi non voglio più essere associato a simboli politici. Non appartengo ad un’ideologia o un partito, ma mi batto per il ben della nazione”.

“La tua nazione ha rinnegato la sua grandezza, sciocco...” ribatte lei “… e tu cadrai come deve cadere lei”.

Zvezda Dennista rinnova i suoi attacchi con forza sempre maggiore e Vanguard si rende conto che potrebbe non riuscire a sopportarli a lungo.

 

Da qualche parte lungo la rotta aerea tra la Finlandia e la Siberia.

 

Nella cabina di pilotaggio del piccolo jet, Maverick si rivolge al suo riluttante compagno Epsilon Red:“Hai parlato di un’arma segreta della Guerra Fredda di cui Stalyenko sarebbe alla ricerca, ma di che si tratta esattamente?”.

“Sono uno dei pochi a conoscerne il segreto…” risponde l’ex cosmonauta  “E ne so molto più di quanto dovrei o vorrei, soprattutto perché anch'io sono parte di quest'arma”.

“Che diavolo vuoi dire?”.

“Siamo rimasti in pochi a sapere tutta la verità” continua Marko Ivanov  “Tutto cominciò al termine della Seconda Guerra Mondiale, con l’inizio della Guerra Fredda. Per Stalin divenne una vera ossessione: creare un proprio supersoldato, come avevano fatto gli Stati Uniti.  Certo: c’era il primo Guardiano Rosso, ma non aveva nessuna abilità particolare, per quanto fosse quasi alla pari con Capitan America. Era una buona arma di propaganda, ma anche in quel campo si dimostrò un fallimento: in uno scontro a Berlino, Capitan America lo sconfisse anche se a fatica e lui cadde in disgrazia[4], morendo infine in modo tragico durante un agguato. A questo punto Stalin voleva proprio un soldato superpotenziato, capace di sbaragliare qualsiasi avversario e che non mettesse mai in dubbio la parola dei suoi superiori. Era al corrente del fatto che simili ricerche erano già condotte da Stati Uniti e Canada e voleva arrivare per primo a tutti i costi. Fece condurre numerose ricerche e nel 1952 i primi esperimenti ebbero inizio: Stalin non visse tanto a lungo da vederne la fine, solo un anno in più. Il progetto venne portato avanti prima da Berja, infine da Krusciov, che vi pose fine nel 1962 perché i risultati non erano stati quelli sperati. Nel frattempo le ricerche avevano aiutato a produrre un limitato gruppo di superesseri che ebbero scarsa fortuna nelle loro missioni di spionaggio”.[5]

“Non capisco…” chiede Maverick perplesso “… sei tu quel supersoldato? Oppure è quell’altro tizio: Omega Red?”.

“North, possibile davvero che tu non capisca? Epsilon e Omega sono solo due lettere dell’alfabeto greco”.

Una terribile verità inizia ad affiorare nella mente di Maverick.

 

Siberia Occidentale.

 

Così non va, pensa il Guardiano d’Acciaio: stanno agendo tutti individualmente e non come gruppo. Non possono risolvere questo confronto con una serie di scontri isolati e soprattutto non ne hanno il tempo. Da parte sua, lui ha il suo daffare ad evitare gli assalti del Dottor Volkh, ma tra una capriola e l’altra riesce a lanciare uno dei suoi dischi contro Mikula Bogulev, che cade a terra.

“Cosa credi di fare, Guardiano?” gli si rivolge Volkh “Per quanti sforzi facciate non potete vincere, siamo più potenti di tutti voi messi assieme”.

“L’ho sentito dire un sacco di volte… da gente che ha sempre perso alla fine” replica il Guardiano.

“Sei troppo fiducioso in te stesso, Guardiano, e questo segnerà la tua fine”.

L’eroe russo si trova avvolto dal braccio di Volkh che lo attira a sé. “Potrei schiacciarti facilmente… o magari soffocarti, Guardiano, ma voglio offrirti un’ultima occasione: unisciti alla mia crociata, sii mio alleato e non mio nemico”.

“Mai!”.

“Temevo la tua risposta. Peccato perché….”.

Volkh non termina la frase, perché un fulmine lo colpisce facendogli allentare la concentrazione. L’uomo perde la presa e contemporaneamente si allarga su quasi tutto il perimetro dello scontro.

“Vile fellone…” lo apostrofa una voce che è proprio il caso di definire tonante “... devi sapere che chiunque attacca i suoi compagni d’arme subisce la giusta collera di Perun, signore del tuono e della tempesta”.

“Bel discorso, ora però aiutiamo i nostri compagni”.

Mentre pronuncia queste parole, il Guardiano d’Acciaio salta in avanti lanciando contemporaneamente un altro dei suoi dischi, che colpisce alla tempia Zvezda Dennista, facendola cadere al suolo proprio in braccio allo stesso Guardiano.

“Mi dispiace, Marya Alexandovna” dice questi “Avevo sperato che andasse diversamente”.

Nel frattempo Ursa Major è stato respinto da Svyatagor, ma il gigante sfigurato si blocca proprio un attimo prima di colpire il suo avversario ed urla abbattendosi al suolo.

“Le tue peggiori paure si sono avverate, Svyatagor” proclama la donna chiamata semplicemente Fantasma “Contro le mie arti arcane sei semplicemente impotente”.

“Che cosa gli hai fatto?” le chiede Vanguard sopraggiungendo.

“Ho materializzato le sue più oscure paure: le immagini che lui vede sono per lui più reali di ogni altra cosa adesso” risponde Fantasma.

“Non gloriarti troppo presto, sono ossi duri e...”.

Quello che odono poi è un urlo di donna: Katrina Bulikova è attaccata da Mikula, che usa il suo potere per lanciarle contro ogni sorta di oggetti. Istintivamente Katrina protende una mano in avanti, come per difendersi, e così facendo libera dei tentacoli di forza oscura che avviluppano Mikula. La ragazza li osserva spaventata.

“Katrina, li hai creati tu?” le chiede il Guardiano d’Acciaio.

“Io… si…” balbetta la giovane.

“Liberalo subito: potrebbe  soffocarlo e noi vogliamo fermarlo, non ucciderlo”.

“Ma… io… non so come… non so se ne sono capace”.

“Certo che lo sei” la incoraggia il Guardiano “Puoi controllare la Forza Oscura, proprio come faceva Stella Nera, so che puoi riuscirci. Coraggio, allora, fallo”.

Spinta dalla fiducia del Guardiano d’Acciaio, Katrina libera Mikula che cade al suolo.

“Ce l’ho fatta davvero!” esclama la ragazza.

“Ne ero certo” proclama il Guardiano.

“Ma cosa è successo?” chiede Vanguard “Ha il potere di Stella Nera? Ma perché? È colpa di quello che è successo con Dormammu?”.

“Io non lo so… non so neppure se sono ancora umana” replica, visibilmente nervosa, Katrina.

“Non c’è tempo per pensare a questo” interviene il Guardiano d’Acciaio “Rimandiamo le domande ad un altro momento: adesso abbiamo una missione da compiere”.

Senza che nessuno se ne accorga, il Dottor Volkh si sta muovendo, estendendo le sue braccia oltre ogni limite, rendendole sempre più sottili mentre si avvicina ai suoi nemici e si prepara a colpirli non visto. Un attacco che non arriva mai, perché alle sue spalle un colpo viene sparato e Volkh è abbattuto dal morso della Vedova Nera. Soddisfatta, Yelena Belova si muove furtiva e silenziosa. Per ora è meglio che la Guardia d’Inverno non sappia della sua presenza.

 

Nei cieli della Siberia.

 

“Aspetta un attimo” dice Maverick “Tu mi stai dicendo che è stata creata un’intera serie di superumani che sono stati chiamati con le lettere dell’alfabeto greco da Alpha ad Omega?”.

“Esattamente” risponde Epsilon Red “Non so i dettagli e quindi non chiedermi come hanno fatto, dopotutto gli scienziati sovietici quanto a genialità ed inventiva non erano secondi a nessuno”.

“Non lo metto in dubbio, specie considerando che, come anche altre nazioni vostre alleate in guerra, hanno potuto sfruttare le risorse dei nazisti, ma ora lasciamo perdere il nazionalismo e prosegui. Ci sono alcune cose che non tornano, tipo: se gli esperimenti sono cessati 44 anni fa, tu che ci fai qui e come mai sei solo il quinto della serie?”.

“Lasciami finire, che ci arrivo. In realtà Stalin autorizzò due diversi programmi sperimentali: uno fu chiamato il Progetto Cinquanta e fu affidato ai militari, l’altro era il Progetto Rosso. Del primo non so molto, a parte che dopo numerosi fallimenti produsse effettivamente dei superumani. Uno di questi, chiamato semplicemente 57, era potentissimo, ma anche altamente instabile. Nel 1973 uccise tutti gli altri, tranne uno. Non so cosa ne sia stato e, a dire il vero, non dovrei sapere nemmeno della sua esistenza, ma nemmeno il G.R.U. era riuscito a mettere del tutto a tacere un incidente di tale portata.[6] Quanto al Progetto Rosso, fu affidato al K.G.B. e nemmeno a loro tutto filò liscio”.

 

Siberia Occidentale.

 

Finalmente la Guardia d’Inverno è riuscita a penetrare nella fortezza nascosta e qualcuno dei presenti non nasconde un certo stupore.

“Ma che cos’è?” chiede Fantasma.

“Ha tutte le caratteristiche di un’installazione militare” risponde il Guardiano d’acciaio mentre avanzano lungo un’ampia sala.

<Analisi corretta, Guardiano.> interviene Vostok <L’analisi strutturale suggerisce che è stata costruita circa 50 anni fa. Una rilevazione sub-molecolare mi consentirebbe di essere più preciso.>

“Non importa” ribatte il Guardiano “Ad occhio e croce questo posto è abbandonato da almeno 20 anni”.

“Per la precisione 44. Questo posto fu chiuso nel 1962 dopo la mia presunta morte”.

I Guardiani d’Inverno si voltano verso il punto da cui è provenuta la voce e vedono Omega Red, il cui volto, distorto da un ghigno crudele, esprime totale sicurezza.

“Non ditemi che siete sorpresi di vedermi” afferma.

”Sapevamo che saresti  stato qui” replica il Guardiano d’Acciaio “Quello che voglio sapere ora è: dov'è Stalyenko?”.

”Lascia perdere il compagno Colonnello Generale, non è la tua immediata preoccupazione, credimi. Pensa piuttosto a me”.

“Bah, tu sei uno solo” interviene, sprezzante, Vanguard “Sarai anche potente, Omega Red… ma per quanto forte tu sia, alla fine noi ti sconfiggeremo”.

“Giusto” è il commento di Ursa Major “Datemelo tra le mani per cinque minuti e vedrete come lo concio”.

Omega Red risponde ridendo:“Uno solo? Quanto ti sbagli”.

Improvvisamente si aprono numerosi buchi nel terreno: e delle piattaforme levitanti salgono da essi. In pochi attimi al fianco di Omega Red ci sono altri ventidue supersoldati.

 

Nei cieli della Siberia.

 

Epsilon Red continua il suo racconto:“Gli scienziati di Stalin crearono ventiquattro supersoldati e ad ognuno di essi assegnarono una lettera dell’alfabeto greco. Ogni soggetto era stato scelto tra i pochi volontari oppure tra detenuti condannati a morte a cui fu offerta una possibilità di vita e libertà. Li sottoposero ad una  serie di trattamenti, ma non ebbero maggior successo del Progetto Cinquanta: i prodotti degli esperimenti erano altamente instabili. I primi quattro soggetti morirono poco dopo il trattamento, due dopo un paio d’anni ed altri tre impazzirono subito dopo il trattamento Fu a questo punto che Krusciov ordinò che il progetto venisse terminato. Per qualche anno tutto rimase fermo, ma quando Brezhnev prese il potere ordinò la ripresa del progetto, anche se con nuove direttive ed in massima parte con nuovi soggetti, fra cui io, per rimpiazzare i defunti. Quando subentrai come nuovo Epsilon Red il progetto aveva preso altre direzioni. Pochissimi ricordavano il suo scopo originario e c’erano altre priorità. Per quanto riguarda me: lo scopo delle modifiche fattemi era quello di rendermi capace di sopravvivere nello spazio senza supporti vitali. Il cosmonauta perfetto, in pratica. Fecero le cose fin troppo bene: mi resero incapace di sopravvivere in qualsiasi altro ambiente senza una speciale tuta. Quanto agli altri… A quanto ne so, solo io ed Omega Red abbiamo conservato la nostra sanità mentale e non sono nemmeno sicuro di questo per Arkady Rossovich”.

“Fidati: non ne ha più neanche un briciolo” replica Maverick.

“Anche questa seconda fase del progetto fu chiusa subito dopo, ma il resto della storia lo sai, immagino”.

“Infatti, non dimenticare che io c’ero sia all’epoca della prima ed ultima missione di Omega Red,[7] che quando Creed, voglio dire Sabretooth, uccise tua moglie,[8] solo che non avevo capito tutte le implicazioni della faccenda. Quindi Stalyenko avrebbe scoperto che gli altri 22 supersoldati sono ancora vivi ed intende risvegliarli dalla loro animazione sospesa ed usarli per i suoi loschi piani? Una formidabile arma, un inimitabile esercito, senza però pensare che questo potrebbe segnare la fine della Russia e non solo?”.

“Precisamente”.

“E tu sai dove trovarli?”.

“Secondo me c’è un solo luogo dove possono essere: la fortezza segreta scavata nel cuore di una montagna dove fummo creati, nella Siberia Occidentale”.

“Beh… speriamo di arrivare in tempo, allora”.

E se non ce la facessero? E se fosse impossibile salvare Elena Ivanova? Maverick preferisce non pensarci, non può permetterselo. Non importa cosa accadrà a lui, Elena si salverà, gliel’ha promesso.

 

Siberia Occidentale.


Attaccata contemporaneamente e selvaggiamente da ben 23 superumani, la Guardia d'Inverno è colta completamente impreparata. A loro onore va il fatto che non si perdono d’animo e contrattaccano, ma il Guardiano d’Acciaio è realista: è come cercare di fermare un missile nucleare con una fionda. Eppure non c’è scelta: se cadono che ne sarà della Rodina?[9] Un pazzo criminale come Stalyenko non può prevalere.

Da un monitor in una sala poco lontana, il suddetto Colonnello Generale Yuri Sergeievitch Stalyenko pregusta il suo trionfo, non immaginando il vero male che ha scatenato oggi...

 

CONTINUA...

 

NOTE DEGLI AUTORI


Poche, ma necessarie, note su quanto descritto in quest’episodio. Il progetto 50 è una creazione di Fabio Furlanetto per Villains LTD ed è in quella serie che sono apparsi i due suoi unici superstiti: i misteriosi 57 e Slowdown. Naturalmente il nostro spassionato consiglio è di invitarvi a leggere quella serie: ne vale davvero la pena. -_^

1)     Omega Red è una creazione di Jim Lee (con John Byrne ai dialoghi) apparso per la prima vota su X-Men 4, ma è stato solo nei 6 e 7 della stessa testata che abbiamo appreso che la sua prima sconfitta gli fu inflitta nel 1962 a Berlino Est dal cosiddetto Team X composto da coloro che oggi sono conosciuti come Wolverine, Sabretooth e Maverick. Considerato, tra le altre cose, che tutti e tre i membri del Team erano dotati di fattore di guarigione che rallenta l’invecchiamento (fattore naturale per Sabretooth e Wolverine, artificiale per Maverick ed altri membri del Team X) la data del 1962 deve essere considerata esatta.

2)      Per ciò che riguarda Epsilon Red, invece, se la data del 1968 in cui Logan e Creed lo incontrarono per la prima volta era corretta per il 1993, data di uscita di Wolverine Vol I 68, oggi deve essere aggiornata. Infatti fu in quell’occasione che la moglie di Marko Ivanov fu uccisa e nacque Elena Ivanova, che chiaramente non ha 38 anni e nemmeno un invecchiamento ritardato. Possiamo dire che quell’incontro e avvenuto circa 28 anni fa.

3)      Il tenente colonnello Yelena Brement era l’assistente ed amante di Valentin Shatalov. È apparsa per la prima ed unica volta nell’inedito Iron Man Vol I 255. In quell’occasione il loro rapporto si deteriorò, anche se Yelena non sa che all’epoca era avvenuto uno scambio di menti tra Shatalov e Tony Stark con cui, quindi, Yelena si ritrovò inconsapevolmente anche a letto. -_^

4)      Ultima noterella: per la traslitterazione del nome di Nikita Sergeievitch Krusciov si è scelta la forma più tradizionale e comune in italiano.

 

Nel prossimo episodio: botte da orbi ed il fato del mondo in pericolo. Che altro potreste volere di più?

 

Fabio & Carlo


[1] Su Tales of Suspense #46 (Devil, Corno, #30).

[2] Su Tales of Suspense #52 (Devil, Corno, #36).

[3] Su Iron Man Vol #1 #21/22 (Devil, Corno, #111/112).

[4] Come visto nella miniserie Tramonto Dorato del sempre vostro Carlo lo Storico. -_^

[5] Come visto in più di un racconto degli anni ‘50.

[6] Per la storia completa del Progetto 50 e delle sue fatali conseguenze, vi consiglio di leggere  Villains LTD #16.

[7] X-Men #6/7 (Wolverine, Marvel Italia, #57).

[8] Wolverine Vol 1° (Wolverine, Marvel Italia, #65).

[9] Patria in russo